Dopo questo ennesimo cambiamento, fu difficile sia per me che per Iya adattarsi a questo nuovo ritmo nella nostra vita.

Le nostre abitudini cambiarono, lei divenne molto più attiva persino nelle faccende domestiche, era strano vederla passare da un divano a impegnare il tempo in tutto ciò che c'era da fare.

Ero quasi sicuro che il non vedere più Hannah in casa era una cosa talmente nuova che cercava di non pensare, impegnandosi nel fare ciò che trovava.

In una settimana era passata dall'essere una persona completamente diversa.

Fuori le giornate avevano ripreso ad allungarsi, tuttavia il freddo intenso persisteva, finche una notte venni svegliato da spari lontani

Solo il giorno successivo venni a sapere che un tentativo di rapina era finito in un bagno di sangue.

Pochi giorni più tardi, in pieno giorno, stavolta in un vicolo una donna venne accoltellata, venne ritrovata senza nulla di valore, derubata.

Questo fu l'inizio di una tendenza che io e Hannah ci aspettavamo prima che lei partisse.

Iniziò da un singolo episodio, poi uno più ravvicinato, e infine da una parte o dall'altra di Bergen iniziarono a diffondersi crimini di vario tipo.

Quando ero stato trasferito qui, questa era una cittadina tranquilla.

Non era solo Bergen.

Come appresi in seguito dal sito dell'Unione Nordica, non solo in Norvegia ma in tutta la Scandinavia i tassi di criminalità stavano salendo alle stelle.

Tuttavia le forze di Polizia locale non avevano la capacità di tener testa a tutto, e le forze dell'Unione Nordica stavano già per conto loro cercando personale per fronteggiare i non pochi problemi che questo inverno glaciale stava causando in tutta l'Unione.

Inizialmente si valutò di imporre la legge marziale ma per garantirla c'era la necessità di una forza armata che al momento non esisteva per scoraggiare questi casi di criminalità.

Quest'idea venne accantonata, ma poi venne ripresa e messa in pratica, dal momento che la criminalità continuava ad aumentare.

Vennero diffusi attraverso volontari degli opuscoli rossi con questa offerta di lavoro, notturno e diurno.

Dal momento che non lavoravo colsi l'occasione ma per correttezza ne discussi con Iya quella sera.

-Potrebbe essere un idea.- disse infine, - almeno a differenza di Hannah non sei lontano da casa.-

-Sinceramente l'unica cosa che non vorrei è il turno di notte, non mi piace molto l'idea di stare fuori con temperature simili.- dissi.

Iya rise un po.

-Il lavoro è lavoro, purtroppo detto da noi islandesi, dove il nome di casa nostra inglese è terra di ghiaccio, sembra quasi una contraddizione.- osservò lei sorseggiando una tazza di cioccolata calda.

-Spero che mi diano qualcosa per l'autodifesa.- 

-Sicuramente non ti daranno bastoni o accette, ovvio che ti daranno almeno una pistola,- osservò lei, -e comunque averti in casa sarà una maggiore sicurezza.-

-Mi fa piacere sentirtelo dire.- dissi.

-E' un fatto, non mi piacciono le armi da fuoco ma almeno saremmo al sicuro in uesto un incubo senza fine.- commentò lei.

-Già, le cose sono molto peggiorate ultimamente.- osservai.

-L'importante è concentrarsi su un problema alla volta, sicurezza, scaldarsi e poter mangiare, tutto il resto si affronterà man mano che si avvicina.- disse lei.

-Più facile a dirsi che a farsi, un'anno fa mai mi sarei aspettato di essere in questa situazione impensabile.-

-Finché non sapremo quali sono i problemi che dovremmo affrontare bisogna pensare a vivere quelli presenti.- disse Iya.

-Non lo metto in dubbio, ma purtroppo devo darti ragione.- dissi.

Mi chiesi piuttosto da quando Iya aveva sviluppato un simile cambiamento. Quasi non la riconoscevo.

-D'accordo, accetterò.- decisi.

-Bravo.- fece lei con un sorriso.

Nelle settimane seguenti le notizie di crimini locali in tutta la Scandinavia non fecero che aumentare.

Per iscriversi bisognava portare la domanda al consolato di polizia di Bergen, non molto lontano dalla stazione ferroviaria.

C'erano già una fila di una decina di persone di primo mattino, nonostante il gelo duro.

Dopo aver atteso per ben quaranta minuti al gelo, quando entrai mi chiesero innanzitutto i miei dati personali, le mie origini e le mie impronte digitali, mi fecero domande sulla mia vita e qualche test che a me parve psicologico.

Quindi mi congedarono comunicandomi che l'idoneità sarebbe stata valutata nei giorni successivi.

Quella sera a cena Iya notò il mio silenzio, ma non disse nulla, dopotutto non c'era molto da dire in proposito.

Ero impaziente di sentire notizie in merito al colloquio di oggi.

Mi sentivo come un disoccupato durante una recessione economica nella disperata ricerca di un lavoro.

Nel frattempo fuori aveva ripreso a nevicare, Iya notò il mio sguardo fuori dalla finestra e rise.

La guardai, sorpreso da questa risata inaspettata.

-Dovresti vedere la tua faccia.- disse lei.

Mi strappò un sorriso.

-Del tipo?- chiesi.

-Come quello di chi non sa più dove metterla.- rise Iya.

-Lo posso immaginare.-

Poi cambiò discorso.

-Cosa ti hanno detto stamattina?- 

-Mi faranno sapere nei prossimi giorni.- dissi.

-Posso solo immaginare la tua impazienza.-

-Naturale, e se non mi chiamano cosa faccio.-

-Qualcos'altro.-  si limitò a rispondere lei.

-Spalare neve?- chiesi.

-Non lo so, ma non può esistere solo questo tipo di lavoro.- fece Iya.

-Lo so, ma visto il momento credo sia il caso di usarle tutte.-

-Posso esserti utile in qualche modo?-

Questa domanda mi colse alla sprovvista.

-Qui in casa, ma per il resto non saprei cosa chiederti.- dissi.

-Mi piacerebbe fare qualcosa di più.- disse lei.

La guardai ancora sorpreso.

Ultimamente non cessava di stupirmi, probabilmente l'assenza di Hannah aveva sbloccato qualcosa in lei.

il giorno seguente venni convocato attraverso un numero sconosciuto del mio cellulare alla stazione di polizia di Bergen.

Erano quasi le dieci quando lessi il messaggio.

Come conseguenza, informai Iya dove sarei andato.

Una volta arrivato alla stazione di polizia, venni informato che ero stato ammesso, avrei seguito la settimana successiva una breve formazione e successivamente assegnato a rotazione su turno giornaliero e serale nelle varie zone di Bergen,+

Mi venne consegnata un arma da fuoco la cui sicura si sicura si disattivava solamente attraverso la mia impronta digitale che mi era stata presa solo il giorno prima.

Si trattava di un'arma leggera, facile da usare.

Mi venne fatto firmare un contratto.

Ero talmente sorpreso e felice quando tornai a casa che Iya notò subito il mio cambiamento di umore.

-Qualche novità?- mi chiese.

-Sono stato assunto.- dissi.

Gli occhi di Iya si illuminarono.

-Mi fa piacere,- disse -quando cominci?-

-A febbraio.-

-Questa è una bellissima notizia.- fece lei.

Quello fu il momento in cui le cose iniziarono a cambiare in modo drastico. 

Non fu tanto la firma di un contratto, o il fatto di possedere un'arma da fuoco.

Fu tanto il fatto che da febbraio iniziai a essere meno a casa, almeno fino alle 23.00 di sera, una settimana sì e una no, quando non avevo il turno diurno.

Generalmente il periodo di marzo è quel periodo in cui il clima dovrebbe gradualmente farsi più mite man mano che ci avviciniamo alla primavera, invece al contrario, nonostante ultimamente le temperature fossero risalite a meno quindici, invece una sera durante il tramonto il cielo era coperto da nuvole aventi un colore madreperlaceo, questo mi fece presagire qualcosa di ben poco positivo.

Una volta terminato il turno diurno, quando era sera, non c'erano stelle, e si scatenò un forte vento gelido, molto gelido, che avrebbe sfidato persino l'organismo più estremofilo e ben adattato per restare in vita.

Era un vento molto intenso, fatto di gelide lame di gelo che ti congelavano la pelle esposta.

Nel giro di pochissimo tempo quelle poche persone che erano in circolazione svanirono nelle loro case, mentre insieme a questo vento gelido soffiava una neve fitta e polverosa che accecava la vista come sabbia nel deserto.

Fortuna volle che mi trovavo a pochi metri da casa, li percorsi a gran fatica dal momento che le raffiche mi spingevano indietro.

Una volta rientrato, Iya mi venne incontro.

-Sta succedendo di nuovo?- mi chiese preoccupata.

-A quanto pare sì.- le dissi guardando fuori dalla finestra le folate di neve che venivano spinte da questo vento polare.

Sentivo il viso in fiamme dove l'aria gelida mi aveva soffiato sulla pelle esposta della faccia.

Non restava che attendere che finisse, eppure sentivo dentro che stavolta c'era qualcosa di diverso.

Più radicale..

Per buona parte della sera io e Iya restammo davanti al fuoco del caminetto a guardare la neve che veniva sbattuta contro il vetro della finestra.

-Non finirà mai, vero?- mi chiese Iya.

-Cosa intendi?-

-Tutta questa spirale in cui siamo entrati.- disse lei.

Sospirai.

-Ci sono periodo della storia e nella vita che sono tranquilli, altri seguono cambiamenti che a loro volta danno inizio ad altre situazioni finché tutto si stabilizza.- dissi.

-A volte mi chiedo se l'inverno prossimo saremmo ancora qui.- disse lei.

Come potevo darle torto.

Il vento continuò a soffiare per due giorni portando con se neve e neve ovunque, persino la casa era più fredda, e a uscire per prendere altra legna si faticava a respirare.

Anzi, ero stato costretto a indossare indumenti multistrato per accumulare legna attorno al caminetto, uscire faceva male noin solo a respirare, ma anche alla pelle, persino con i guanti indosso mi facevano male le dita della mani dopo essere stato fuori solo per pochi minuti.

Era un freddo glaciale che penetrava le ossa.

Non avevo mai sentito nulla di simile, nemmeno nei peggiori inverni che avevo vissuto crescendo in Islanda.

Quando tutto finì, Bergen era sostanzialmente irriconoscibile.

Guardando fuori dalla finestra vedevo un'enorme distesa di neve polverosa cu enormi cumuli soffiati dal vento contro le case raggiungevano altezze indicibili.

Sicuramente molte porte e finestre erano sepolte dai cumuli di neve, ma ciò che mi inquietava era il termometro digitale collegato con l'esterno.

Meno quarantasette gradi sotto zero.

Queste erano temperature tipiche del Mar Glaciale Artico, non certamente di questi posti, e sicuramente nemmeno l'Islanda sperimentava inverni con temperature simili.

Il cielo fuori stava schiarendo e man mano che la luminosità aumentava rivelava nuovi dettagli di quella specie di deserto polare che ora era Bergen.

Iniziai a capire la portata di tutto ciò.

Un simile crollo delle temperature sarebbe stato letale per chiunque fosse rimasto in giro, o fosse rimasto bloccato per le strade in macchina dalla tempesta di neve.

Era una situazione terribile.

Pensai a Iya, e rimpiansi che Hannah non fosse qua, ero seriamente preoccupato per futuro.

Ora più che mai.

Rapidamente accesi il fuoco nel caminetto, sfruttando le braci che erano rimaste dalla sera prima, quindi andai a svegliare Iya e le dissi di muoversi.

Successivamente mi collegai con il cellulare sul sito dell'Unione Nordica in cerca di notizie.

Con mia sorpresa c'erano notizie di situazioni di emergenza da tutta la Scandinavia a causa dello spaventoso crollo termico, si sospettava che il numero dei morti avrebbe raggiunto diverse migliaia.

Al momento c'erano resoconti frammentari, tuttavia non eravamo di fronte ad un fenomeno isolato.

Notizie simili di quanto stava succedendo arrivavano anche dal Canada e dalla Federazione Russa e persino dalla Cina.

Nei giorni successivi restammo rinchiusi  in casa mentre il velo grave non accennava a diminuire, con momenti di vento che sollevavano sbuffi di neve per poi lasciarla ricadere.

Sul sito dell'Unione Nordica la conta dei morti in tutta la Finlandia superava i diecimila, sul Vecchio e Nuovo Continente la cifra era dieci volte superiore.

C'erano immagini dal satellite che mostravano la Groenlandia e l'Islanda unite dalla banchisa.

Per oltre una settimana la situazione non migliorò, fuori le temperature restavano le stesse e in giro non si vedeva anima viva.

Poi venne a mancare anche l'energia elettrica e questo contribuì a peggiorare il morale.

Il  giorno successivo le temperature in casa erano scese al punto che si vedevano gli sbuffi di vapore dei nostri respiri, alla fine dovemmo ripristinare la vecchia pratica del doppio letto accanto al caminetto acceso.

-Secondo te come sta mia sorella?- mi chiese Iya una sera  mentre eravamo al buio davanti al fuoco, circondati dalle candele per fare un po di luce.

-Non lo so, ma essendo arruolata tra le forze militari credo siano più attrezzati di noi per affrontare simili problemi.- dissi 

-Lo spero, perché comincio a credere che ci stiamo avvicinando alla fine.- mi confessò lei.

-Non vedo perché, prima o poi verranno gli aiuti o le temperature si alzeranno.- dissi.

-E se continuasse così per il resto del mese? Forse non te ne sei accorto ma i nostri alimenti stanno finendo.-

In effetti aveva ragione, le scorte alimentari si stavano assottigliando.

-In qualche modo ce la caveremo, lamentarsi non ci aiuterà.- 

-Spero tu abbia ragione.- 

La situazione non migliorò affatto. Una settimana dopo.

Il solo uscire per portare dentro la legna dall'esterno era una tortura per la pelle oltre che per il respiro..

Con una temperatura vicina ai meno cinquanta gradi la tolleranza al freddo, legata oltre ad una notevole carenza di calorie, era molto bassa.

Uscire con una temperatura simile avrebbe significato una morte quasi certa per assideramento.

Ne Iya ne io potevamo sopportare queste temperature.

Una sera eravamo soli seduti davanti al caminetto, l'uno accanto l'altra, fuori il vento soffiava e il resto della casa era gelido.

Si potevano vedere gli sbuffi dei nostri respiri uscire dalla bocca.

-Di sicuro questo è uno dei peggiori inverni della mia vita.- mi confidò lei ironica, stringendo una tazza di cioccolata per scaldarsi le mani.

-Ma non mi dire.- sorrisi.

Avevamo fame, stavamo razionando le scorte di alimenti rimaste per risparmiare, ed eravamo più stanchi del solito.

-Spero di rivedere la primavera.- mi disse, sorridendo debolmente.

Le presi la mano per confortarla, per quanto poco potesse servire.

-La rivedremo.- dissi.

-Sicuro?-

-Si.-

Avevo lo sguardo fisso sulla finestra, quando mi accorsi  che Iya mi stava guardando, aveva il viso parzialmente illuminato dalla luce arancio del fuoco.

Poi lei poggio la testa sulla mia spalla.

Restammo lì in silenzio a fissare il fuoco.

Nessun pensiero. Soli. Tra le nevi. E un focolare.

Una scintilla o un crepuscolo.